7 febbraio 2012, si celebra il bicentenario della nascita di Charles Dickens. Anche se Dickens è uno scrittore dell’epoca vittoriana il suo lavoro trascende il tempo, la lingua e la cultura. Continua ad influenzare anche il mondo contemporaneo e i suoi scritti ispirano film, televisione, arte, letteratura, artisti. Il 2012 è l’anno di Dickens e il mondo intero si appresta alla sua celebrazione. In occasione del bicentenario voglio presentarvi un libro fresco di stampa e delle vecchie conoscenze.
La casa editrice Giunti non si ò lasciata sfuggire l’evento e ha appena pubblicato Picnic al cimitero e altre stranezze, un romanzo biografia sull’autore britannico scritto da Marie-Aude Murail.
Quella di Dickens è stata una vita degna di essere raccontata: dall’infanzia vissuta prima nel miraggio di una buona istruzione e poi nella dura realtà di una fabbrica di lucido da scarpe, a una serie di peripezie che lo portano a 24 anni già alla fama e al successo; dalle amicizie nate nelle pause del lavoro giovanile agli amori e alla numerosissima famiglia che formò.
La casa editrice Giunti non si ò lasciata sfuggire l’evento e ha appena pubblicato Picnic al cimitero e altre stranezze, un romanzo biografia sull’autore britannico scritto da Marie-Aude Murail.
Quella di Dickens è stata una vita degna di essere raccontata: dall’infanzia vissuta prima nel miraggio di una buona istruzione e poi nella dura realtà di una fabbrica di lucido da scarpe, a una serie di peripezie che lo portano a 24 anni già alla fama e al successo; dalle amicizie nate nelle pause del lavoro giovanile agli amori e alla numerosissima famiglia che formò.
Le principali opere di Dickens sono invece contenute nell’intramontabileMammut che la Newton Compton dedica gli autori principali, a quelli più amati. Quello su Dickens, I grandi romanzi.
Forse non esiste un altro scrittore che sia stato capace di raccontare una città come Dickens ha descritto Londra. Le sue strade, ora larghe e percorse da eleganti carrozze, ora viuzze fetide, a stento illuminate dalle lanterne degli antri frequentati da uomini e donne di malaffare; la sua gente, dipinta in grandi affreschi vivacissimi, come nelle descrizioni del tribunale dove vengono condannate folle di debitori insolventi, o ritratta da vicino, così vicino da mostrare gli occhi arrossati dall’alcool o dal pianto di una prostituta, la bocca piegata in una smorfia amara dei bambini già ladri a dodici anni. La grande metropoli rimane sullo sfondo anche quando racconta la vita della provincia e scrive dei Tempi Difficili degli operai che allora conoscevano lo sfruttamento introdotto dalla rivoluzione industriale, mentre i figli nelle scuole venivano depredati con sadismo della fantasia e degli affetti; e scrive di Grandi Speranze che fioriscono sulle rovine del passato, con tante fatiche e dolori. Vuole, Dickens, sempre un lieto fine alle sue storie, che tutto si risolva come nella notte di Natale di Scrooge, o nella storia di David Copperfield: ma spesso l’accento non è posato con eleganza sul bel finale, sul bel matrimonio, sul cattivo che diventa buono. L’accento, anche con sfumature ironiche irresistibili, cade sembra a malincuore sulla disperazione che invade la vita quotidiana di tanti uomini e donne (le sue eroine negative sono figure splendide) sofferenti senza colpa, sulla cattiveria contro i bambini e gli indifesi; Dickens è immenso quando si accosta ai perdenti. Pensiamo a Oliver Twist, nato in un ospizio per poveri, e lo vediamo non con addosso i begli abiti che alla fine conquisterà, ma vestito di stracci, sporco di fango e fumo, mentre corre con la sua banda di piccoli ladri nella strada della grande, maleodorante, popolatissima, splendida Londra.
Forse non esiste un altro scrittore che sia stato capace di raccontare una città come Dickens ha descritto Londra. Le sue strade, ora larghe e percorse da eleganti carrozze, ora viuzze fetide, a stento illuminate dalle lanterne degli antri frequentati da uomini e donne di malaffare; la sua gente, dipinta in grandi affreschi vivacissimi, come nelle descrizioni del tribunale dove vengono condannate folle di debitori insolventi, o ritratta da vicino, così vicino da mostrare gli occhi arrossati dall’alcool o dal pianto di una prostituta, la bocca piegata in una smorfia amara dei bambini già ladri a dodici anni. La grande metropoli rimane sullo sfondo anche quando racconta la vita della provincia e scrive dei Tempi Difficili degli operai che allora conoscevano lo sfruttamento introdotto dalla rivoluzione industriale, mentre i figli nelle scuole venivano depredati con sadismo della fantasia e degli affetti; e scrive di Grandi Speranze che fioriscono sulle rovine del passato, con tante fatiche e dolori. Vuole, Dickens, sempre un lieto fine alle sue storie, che tutto si risolva come nella notte di Natale di Scrooge, o nella storia di David Copperfield: ma spesso l’accento non è posato con eleganza sul bel finale, sul bel matrimonio, sul cattivo che diventa buono. L’accento, anche con sfumature ironiche irresistibili, cade sembra a malincuore sulla disperazione che invade la vita quotidiana di tanti uomini e donne (le sue eroine negative sono figure splendide) sofferenti senza colpa, sulla cattiveria contro i bambini e gli indifesi; Dickens è immenso quando si accosta ai perdenti. Pensiamo a Oliver Twist, nato in un ospizio per poveri, e lo vediamo non con addosso i begli abiti che alla fine conquisterà, ma vestito di stracci, sporco di fango e fumo, mentre corre con la sua banda di piccoli ladri nella strada della grande, maleodorante, popolatissima, splendida Londra.
E per finire, chiudo la panoramica sull’autore con i titoli più importanti del grande scrittore inglese, riproposti dalla Dalai editore: David Copperfielde Oliver Twist, ma anche Il circolo Pickwick:
«Chi è Slumkey?» domandò a bassa voce il signor Tupman.
«Lo ignoro», rispose con lo stesso tono il signor Pickwick.
«Zitti. Non fate domande. La miglior cosa in queste occasioni è di fare quello che fa la massa.»
«Ma supposto che ve ne siano due di masse?» suggerì il signor Snodgrass.
«Bisogna gridare con la più numerosa», rispose il signor Pickwick.

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