lunedì 20 febbraio 2012

Effetto Pigmalione, profezie che si autoavverano, ecco la spiegazione!

Gli psicologi hanno denominato questa correlazione, effetto "Pigmalione"
L'effetto Pigmalione.
In una scuola elementare della California, Rosenthal, un famoso ricercatore nell'ambito della psicologia sociale, sottopose agli alunni ad un test di intelligenza. Prese un campione a caso di ragazzini e disse alle loro insegnanti che si trattava di bambini molto dotati, destinati a progredire intellettualmente in modo impressionante. Dopo un anno, Rosenthal ripassò nella stessa scuola e le maestre si congratularono con lui per la sorprendete capacità predittiva del test: gli alunni elencati si erano effettivamente dimostrati i migliori della classe! E non si trattava di un impressione delle insegnanti, i ragazzini in questione erano migliorati in modo eclatante.
La spiegazione degli psicologi è che le nostre aspettative possono influenzare radicalmente le nostre relazioni con gli altri. In questo caso, le insegnanti credendo nelle possibilità dei ragazzini, si comportavano con loro in modo più incoraggiante e stimolante di quanto non avrebbero fatto normalmente. E i bambini reagirono, positivamente all'atteggiamento incoraggiante e alle aspettative positive delle maestre, impegnandosi di più nello studio e mostrando un maggior interesse verso la scuola. L'atteggiamento aperto e stimolante delle insegnanti aveva contribuito a sviluppare nei bambini doti e capacità che erano rimaste fino a quel momento in ombra.
Ma l'effetto Pigmalione non si verifica solo nelle relazioni fra genitore e figlio o fra insegnante e alunno, ma in tutti i rapporti umani di qualsiasi natura siano.
Per capire meglio come funziona l'effetto Pigmalione, vi chiedo di fare un piccolo esercizio di immaginazione.
Immaginate di lavorare per due

datori di lavoro diversi: il datore di lavoro A e B. Il datore di lavoro A ha avuto delle esperienze negative con i suoi precedenti impiegati, di conseguenza, vuole stare attento a non farsi raggirare di nuovo. E' convinto di non potersi aspettare più di tanto, pensa che i giovani siano tutti degli inetti, senza voglia di lavorare. Di fatto non si fida abbastanza di voi per darvi qualche mansione interessante, vi rifila soltanto compiti poco qualificanti.

Terrorizzato dal fatto che possiate battere la fiacca in ufficio, vi sorveglia in continuazione, senza darvi il minimo spazio di autonomia personale. In più, non ha stima di voi e non perde occasione per farvelo capire , rimproverandovi per piccolezze. Dopo qualche mese di questo trattamento, con quale stato d'animo andreste in ufficio al mattino? Probabilmente comincereste a sentirvi demotivati , a perdere qualsiasi interesse verso il vostro lavoro e a comportarvi di conseguenza, trasformandovi in un impiegato pigro e poco brillante. Quindi, nel giro di qualche mese, le fosche previsioni del datore di lavoro A sarebbero confermate.
Il datore di lavoro B, è per sua natura un ottimista. Si aspetta molto da voi, ma non vi chiede l' impossibile, sa che farete degli errori, ma sa questi entrano nel vostro processo di apprendimento. Vi lascia un ampio margine di autonomia, ma allo stesso tempo è sempre a disposizione per darvi suggerimenti e chiarimenti. Sa notare i vostri progressi e voi sentite che il vostro lavoro viene riconosciuto e valorizzato anche dal punto di vista economico.

Con quale datore di lavoro lavorereste di più? Probabilmente, produrreste di più con il secondo datore lavoro, anche se questi non vi controlla in continuazione come faceva il primo capo. Inoltre, paragonando i due datori di lavoro, capireste come mai uno trovi sempre impiegati che alla fine si rivelano dei grandi lazzaroni, e l'altro trovi, invece, dei bravi impiegati.
Paure che si autoavverano.
Alcune persone, per una serie di esperienze negative che hanno avuto un impatto molto doloroso sulla loro psiche, vivono le relazioni con gli altri con una punta di sfiducia e di diffidenza. Tendono ad aspettarsi sempre il peggio e sentono che gli altri prima o poi finiranno per deluderli, per tradirli o per abbandonarli.

Questo tipo di persona per evitare possibili delusioni, mettono in atto più o meno inconsciamente, una serie di strategie difensive per evitare che l'altro si comporti nel modo temuto. Le strategie psicologiche messe in atto sono diverse e vanno dal controllo dell'altro, alla continua richiesta di rassicurazioni affettive, al comportamento aggressivo della persona che attacca per non essere attaccata. Purtroppo questi comportamenti, spesso, si rivelano controproducenti : l'altra persona sente che non è stimata e che non ci si fida di lei e tende a reagire di conseguenza.
Un esempio chiarirà meglio quello che intendo. Prendiamo l'ipotetico caso di una ragazza con poca autostima che chiameremo Marzia.
Marzia si considera poco interessante e, anche se è felicemente fidanzata, "sente" che il suo ragazzo prima o poi si stancherà di lei, come hanno fatto i suoi precedenti fidanzati. Marzia, quindi, vive nel timore dell' abbandono e questo timore le fa interpretare ogni momento di autonomia del suo fidanzato come un allontanamento. In altra parole, tutte le volte che il suo ragazzo vuole uscire con gli amici, o guardare la partita, Marzia interpreta questi fatti come la prova che il suo ragazzo stia già cominciando a stancarsi di lei.
Dal momento che Marzia è insicura, tormenta in continuazione il suo ragazzo per sapere se lui la trova grassa, se l'ama, se la pensa, se non rimpiange la sua ex. Purtroppo anche se il suo ragazzo la rassicura, dicendole che è molto innamorato, Marzia continua a non fidarsi e a credere che prima o poi, lui finirà per stancarsi. Alla fine, grazie ai suoi atteggiamenti appiccicosi e soffocanti, le sue peggiori paure si avvereranno: il suo ragazzo finirà per stancarsi di stare con una partner tanto insicura e apprensiva.
L'importanza della fiducia.
Un proverbio dice che "fidarsi è bene e non fidarsi è meglio". Dal punto di vista psicologico, è vero esattamente il contrario: le persone che hanno un atteggiamento rilassato e sicuro nei confronti degli altri, ottengono molto di più dai loro rapporti sociali. Nei rapporti più intimi (come quelli di coppia o genitore/figlio) la fiducia è alla base della relazione e se la fiducia manca, la relazione finirà per risentirne.
Dottoressa Anna Zanon 

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